
Una strada per i fratelli Formisano, filorepubblicani uccisi dai Sanfedisti nel 1799

A proposito sempre di memoria da conservare: perché non intitolare, a San Giorgio a Cremano, ai Fratelli Formisano, martiri della Rivoluzione napoletana del 1799, l’attuale viale Formisano?
L’ho proposto mesi fa al Sindaco Giorgio Zinno, allegando anche alcuni fogli con le firme di concittadini che condividevano la proposta. Non ho avuto risposta e non capisco le esitazioni ed i silenzi del sindaco. Devo pensare, come scrisse su F.B l’amico Eduardo Santoro, che alcuni amministratori oggi preferirebbero ravvivare il ricordo delle gesta omicide del gruppo locale degli “insorgenti” sanfedisti, al seguito del cardinale Ruffo, che posero fine all’esperienza locale della Repubblica giacobina uccidendo violentemente i seguaci dei rivoluzionari francesi, come i fratelli FORMISANO, eredi della migliore storia ed esperienza illuministica napoletana?
Mi rifiuto di pensarlo. Per aiutarli riassumo qui quanto ho provveduto a segnalare e documentare anche nel mio prossimo libro Dall’Arso a Troisi. Storia e Toponomastica di San Giorgio a Cremano. Con un Dizionario toponomastico a cura di Marta La Greca, Ad est dell’equatore.
Durante la breve parentesi dell’esperienza rivoluzionaria del 1799, anche San Giorgio a Cremano, come tanti piccoli e grandi centri del Sud, a cominciare da Napoli, ha avuto nel clero locale dei significativi personaggi.
Pietro Gargano li ha inseriti nel suo lungo elenco de I preti della libertà (Magmata, Napoli 2000). “Protagonisti della democratizzazione del borgo” – al posto degli Eletti furono create le Municipalità popolari – a San Giorgio a Cremano piantarono, infatti, l’albero della libertà, insieme col notaio Scodes e il prete De Somma (poi parroco del paese), due fratelli sacerdoti, Antonio e Cristoforo Formisano. Questi, da Resina (oggi Ercolano), stando allo storico locale ottocentesco Davidde Palomba, dopo l’eruzione del 1794 si erano trasferiti a S. Giorgio, ove la famiglia possedeva terreni nella parte alta. A questi protagonisti, come ho ricordato nel mio libro Da Cambrianvs a San Giorgio a Cremano, va sicuramente aggiunto il filogiacobino sangiorgese Filippo Parisano, che da alcuni documenti risulta prigioniero, con altri giovani di Resina, Portici e Massalubrense, sulle navi del Golfo di Napoli all’arrivo del capo dei sanfedisti, il cardinale Fabrizio Ruffo.
Sia Giovanni Alagi sia il Palomba concordano nel sottolineare, nelle loro opere storiche, che la vendetta degli “insorgenti” e dei sanfedisti contro i giacobini fu spietata. Ad inizio giugno 1799 furono catturati i due fratelli Formisano (il notaio Scodes ed il prete Di Somma si nascosero e riuscirono a salvarsi). Dopo aver staccate le teste ai due sacerdoti filogiacobini, i sanfedisti le infilzarono su alcuni spiedi di ferro e le esposero alla vista del popolo: un macabro gesto, un sacrificio da ricordare doverosamente come hanno già fatto tanti altri Comuni con i protagonisti locali della Repubblica napoletana.
Come? Non è difficile. Basta trasformare, con una delibera di Giunta, l’attuale generico e vago toponimo – starà ad indicare i proprietari dei terreni o in passato non si è voluto o saputo esplicitare il riferimento ai due sacerdoti? – Viale Formisano in Viale fratelli Formisano (Antonio e Cristoforo, sacerdoti, martiri della Rivoluzione napoletana del 1799).
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